Azienda artigiana umbra di seconda generazione, “La favorita” realizza pezzi unici destinati principalmente alle ville dei ricchi arabi di Dubai e vende quasi interamente all’estero la propria produzione. Elemento vincente dell’azienda, rivoluzionata più di 20 anni fa dall’arrivo al timone di comando di Roberta Datteri, è stato aver compreso che anche una piccola azienda poteva crescere in un mercato internazionale rappresentando al meglio il made in Italy nel mondo.

Qualità, ricerca, continui investimenti in creatività e innovazione, sperimentazione, voglia di creare prodotti unici e originali, personalizzazione, un giusto mix di competenze interne ed outsourcing sono i principali punti di forza dell’azienda. La Favorita è fra le poche aziende che all’inizio della sua attività realizza un prodotto di ceramica monocottura, totalmente innovativo e quasi “dissacrante” rispetto alla tradizione. Dimostra poi di avere subito le giuste competenze per andare all'estero, cosa all’epoca, per nulla scontata. L’azienda ha saputo unire nel tempo artigianato artistico, tradizione, arte, qualità, una strategia legata all'innovazione e una vision manageriale di come crescere.

Durante la pandemia Roberta Datteri crea un nuovo brand e acquista con Industria 4.0 nuovi macchinari per realizzare opere d'arte su pannelli in fibra tipo carta da parati (ma che parati non sono), vere e proprie pitture murali che invece di essere inviate all’estero come quadri vengono arrotolate, spedite in una scatola da 1 mt x 20 cm e poi montate, realizzate attraverso tecnologie molto performanti e con materiali sostenibili, senza bisogno di inviare una persona sul posto a dipingere.

Fra i mercati in cui l’azienda esporta attraverso anche il suo brand Mezzaluna ci sono l’area mediorientale, la Russia, l’Europa, India, Giappone, Londra e il mercato statunitense di alta gamma con Miami, New York e Los Angeles.

Fra i momenti di difficoltà affrontati, racconta Roberta Datteri, quando molti clienti hanno abbandonato la produzione artigiana doc italiana per andare ad acquistare in Oriente a prezzi stracciati, e poi la crisi internazionale del 2008, pesante da affrontare per un’azienda che esporta il 98% del proprio fatturato. Altro tema quotidianamente complicato da affrontare è come una piccola azienda può gestire un mercato straniero con tutte le difficoltà e implicazioni macroeconomiche e geopolitiche che questo comporta senza avere figure manageriali specifiche e adatte come accade invece nelle grandi aziende. “Per guidare una piccola azienda attiva sui mercati stranieri servono caratteristiche umane, caratteriali e manageriali non comuni - spiega –Non possiamo essere capaci di fare tutto, ma dobbiamo sapere dove andare a cercare le persone giuste, problem solving e multitasking”.